Nasce a Livorno il 28 luglio 1937 da padre sardo e madre toscana. Trascorre la sua infanzia e inizia gli studi in Toscana diplomandosi però nella città di Ancona. Nel 1958 si trasferisce a Frosinone dove insegna presso le scuole elementari e, nel frattempo, anche come collaboratore di alcuni quotidiani. Nonostante gli impegni lavorativi riesce a coltivare anche la passione per l’archeologia che, nel 1959, lo porta a diventare collaboratore dell’Istituto Italiano di Paleontologia umana.
La passione per l’archeologia nasce già da adolescente, quando frequenta il IV ginnasio di Finale Ligure, in seguito alle visite al museo di Finalmarina dove erano esposti alcuni reperti archeologici rinvenuti nella “Grotta delle Arene Candide”, importante archivio della preistoria ligure, scavata e studiata da Luigi Cardini e Luigi Bernabò Brea. Affascinante fu il contatto che ebbe, in seguito, con il lavoro dell’archeologa Delia Lollini, ad Ancona nel 1952, durante lo scavo del villaggio protovillanoviano e piceno. Frequenta gli scavi per qualche tempo e sente ancor più forte il desiderio di approfondire le conoscenze sulla preistoria.
Nel 1957 si diploma all’istituto magistrale Ferrucci di Ancona e si trasferisce con la famiglia a Frosinone dove inizia a lavorare come collaboratore nelle redazioni di quotidiani. Nel 1958 il suo forte interessamento per le materie archeologiche lo porta a contatto con i ritrovamenti preistorici di Pofi e ad instaurare un rapporto d’amicizia e collaborazione con Pietro Fedele. Da quel momento inizia a collaborare più fattivamente con l’Istituto Italiano di Paleontologia Umana in cui operavano oltre lo stesso archeologo che aveva curato l’esposizione dei materiali nel museo di Finalmarina, Luigi Cardini, anche Alberto Carlo Blanc.
Nel 1962 fu distaccato all’Istituto, iniziando cosi ad operare nei laboratori con il prof. Luigi Cardini e Piero Cassoli allo studio e sistemazione di materiali osteologici e litici e partecipare alle campagne di scavo in giacimenti preistorici italiani.
Numerose le attività di ricerca nel campo dell’archeologia preistorica, iniziate già nel 1957, nel Lazio meridionale. Le prime esplorazioni sono state nel comune di Frosinone (prima dell’acquisto di una 500 di seconda mano…) con la segnalazione dell’abitato volsco e pre-volsco nell’area di “Frainale”, riportato alla luce in seguito agli scavi per la realizzazione dell’attuale Caserma dei carabinieri e del nuovo ospedale; poi vennero le ricerche alle “Fontanelle” e in seguito alla contrada “Canale” di Alatri. Malgrado l’interesse per la ricerca delle prime testimonianze volsche ed erniche, la spinta più importante è quella che lo porta alla ricerca delle più antiche tracce umane del Paleolitico inferiore. Attraverso numerosi e mirati sopralluoghi sia in terreni di superficie, in grotte e soprattutto nelle aree interessate da sbancamenti e scavi, scopre numerosi importanti siti del Paleolitico inferiore (Pontecorvo, Arce e Fontana Liri, Castro dei Volsci, Colle Avarone, Anagni-Fontana Ranuccio, Colle Marino, Isoletta, Lademagne), del Paleolitico medio (Sora-Valleradice e Canterno, Frosinone-Selva dei Muli), e del Paleolitico superiore (Pontecorvo-Case Popolari, Grotte di Trevi nel Lazio, Grotta del Peschio Ranaro a Collepardo).
Nel 1994 ai confini fra Pofi e Ceprano, nella località “Campogrande”, area esplorata da Biddittu per più di venticinque anni, avviene una eclatante scoperta: il professore da tempo ricercava in quel territorio qualcosa di più di un frammento di pietra, di un osso o fossili di grandi mammiferi estinti, e cosi, durante i lavori di sbancamento per la costruzione di una nuova strada, ecco che affiorano dal terreno rari manufatti litici; fondamentale fu il successivo ritrovamento, nella primavera del ’94, dei resti fossili frammentari del cranio dell’”Uomo di Ceprano” che è la testimonianza di uno dei più antichi resti di ominide in Italia e in Europa.
Questo ritrovamento, avvenuto grazie allo studio, alla perseveranza e all’intuizione di Italo Biddittu, porta alla ribalta internazionale il nostro territorio, come fu per il ritrovamento dell’”Uomo di Pofi” di Pietro Fedele. La scoperta dell’”Uomo di Ceprano” è stata motivo di studio per molti ricercatori, oltre naturalmente Biddittu. Ricordiamo Segre, Manzi, Ascenzi, Mallegni, Cassoli e tanti altri. Le doti intellettuali, del prof. Biddittu vengono apprezzate anche all’estero, nel 2000 infatti contribuisce all’allestimento della mostra “Les primiers habitants de l’Europe” tenuta a Tauvel in Francia, ma ancor prima partecipa al “Congrès National des Sociètès savantes” a Parigi nell’Aprile 1989, con la presentazione di lavori in collaborazione con il geologo Aldo Segre, con cui Biddittu ha condiviso per molti anni lo studio dei giacimenti paleolitici italiani.
Nel 1995 è stato invitato dall’università George Washinton a far parte di un gruppo di studio e di insegnamento di discipline connesse all’origine dell’uomo. Nel 1998 su invito del prof. De Lumley, nell’ambito di un progetto di studio delle più antiche frequentazioni umane dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, visita il centro europeo di ricerche preistoriche di Tautavel in Francia. Nel 1999 riceve dall’amministrazione provinciale la medaglia d’oro per le attività di ricerca e per i risultati ottenuti.
Nel 2001 è inaugurata a Pofi la nuova sede del Museo Preistorico e Biddittu, direttore dal 1996, cura l’allestimento scientifico e l’esposizione dei vari reperti archeologici distribuiti cronologicamente in otto aree espositive e in 40 espositori. In seguito realizza la guida al museo che inaugura una collana di pubblicazioni “I Quaderni di Argil”. Nell’Ottobre 2005 riceve la laurea Honoris causa in Lettere dall’Università di Studi di Cassino dove attualmente insegna paleontologia e paleoecologia. L’importanza dei giacimenti del Paleolitico inferiore e la scoperta della calotta cranica di Ceprano sono state le premesse per l’avvio di una solida collaborazione con istituti esteri francesi e spagnoli, sia per lo studio comparativo tra manufatti litici Italiani, sia per quelli dei più antichi giacimenti europei e del Caucaso. Equipe di francesi dirette dal prof. Henry de Lumley, hanno lavorato presso il museo di Pofi, in occasioni diverse, dal 1999; tra le varie attività svolte ricordiamo lo studio dei manufatti del Paleolitico inferiore del Lazio meridionale e la campionatura dei depositi di Isoletta che consentiranno di avere, a studi effettuati, una più importante e completa documentazione sull’evoluzione degli ambienti nel Pleistocene medio e superiore di tutta l’area. Biddittu e il Museo di Pofi hanno infatti collaborato con la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio anche agli scavi di Isoletta dove lavori per la realizzazione di gallerie della TAV hanno portato alla luce una sezione stratigrafica alta più di 25 metri, mettendo in luce due livelli archeologici del paleolitico inferiore, resti di faune fossili e molluschi, materiali che occupano una importante sezione nel Museo di Pofi.
Tra i lavori ancora in corso possiamo menzionare, Campogrande e Castro dei Volsci in cui sono in atto importanti scavi dell’Istituto Italiano di Paleontologia Umana di cui Biddittu è attualmente il presidente. Per i periodi più recenti della protostoria ricordiamo la partecipazione, in collaborazione con l’Università di Perugia, agli scavi di Isola Liri e le Grotte di Pastena, siti da lui segnalati. Ha inoltre condotto importanti scavi e ricerche in Calabria, Umbria e Sicilia, portando alla luce testimonianze del paleolitico, mesolitico, neolitico, età del rame e del bronzo.