Nella seconda metà del XVI sec. Alcuni stati cristiani cercarono di coalizzarsi, per affrontare il pericolo Turco, che si espandeva con grande rapidità. Pio v incaricò Marco Antonio Colonna, signore di Pofi,di comandare lo schierimento in battaglia.
E fu così che all’armata navale di Lepanto parteciparano anche uomini della provincia di campagnia e tra questi, combatterono “terrazzani” di Pofi delle famiglie Ligori , Imola, Frabotta. I nostri compaesani, divennero in battaglia, famosi per le loro gesta eroiche, la grande forza di volontà, e alcune fantastiche curiosità…che scopriremo in seguito. Secondo ricerche svolte dal Prof. Verolano Luigi Alonzi in un suo articolo pubblicato nel 1932 su “Il popolo di Roma”, e quanto riportato da mons.Florenzani (dal suo volume, “rilevamenti storici sulla parrocchia di S.Pietro Apostolo in Pofi”) scrive che tra i reggimenti italo- spagnoli di Marcantonio Colonna, non furono pochi i pofani che vi parteciparono, inoltre, che la battaglia navale di Lepanto, conferì loro grande distinzione e gloria.
Ma soprattutto secondo ricerche, sempre seguite da Luigi Alonzi, curiosando tra gli archivi della biblioteca di Veroli, viene alla luce un’interessante manoscritto, risalente forse alla data successiva la sconfitta dell’armata Turca (1500 circa), che è l’esatta descrizione di alcuni avvenimenti e inoltre la biografia di un maggiordomo, al seguito di Marcantonio Colonna.
Si tratta dunque di Sebastiano Hymola, cittadino di Pofi, di origini spagnole, benché suo padre Don Juan Melchior fosse nativo di Figueroa (Spagna). Hymola inizia a scrivere così, un “diario di guerra”, dalla partenza per la Turchia sino alla descrizione dei particolari durante la vittoriosa battaglia e il ritorno in patria… In particolar modo parla dei tantissimi Pofani che vi parteciparono, ma in particolar modo di Liverotto Fra botta che, racconta l’Hymola: – “ Liverotto Fra botta di dar contra i Turchi impaziente; elli che anzitempo riviver voleva l’errante cavalleria, vestendo stane fogge et percorrendo le nostre campagnie: per lo che vedutolo in tale acconciamento anche il nostro signore Don Marcantonio ne fece grandi risa et perché veramente valoroso e robusto, lo volle con sé nella grande tenzone…”-
Interessante e curiosa e un particolare incontro ,che l’ Hymola ci descrive sul viaggio di ritorno, nella nave che faceva rientro in patria c’erano anche gli spagnoli e tra questi Michele Cervantes, che partecipò anch’esso alla battaglia, durante il tragitto l’esuberante Liverotto incomincia a parlare della battaglia e delle sue gesta eroiche con il Cervantes, tanto che lo scrittore spagnolo ne trae ispirazione per la creazione dell’opera Don Chisciotte della Mancia. Infatti dal pezzo di descrizione tratta dal manoscritto dell’Hymola, riportata sopra,s’intuisce già la somiglianza tra il letterario Don Chisciotte e il Pofano Liverotto Fra botta, l’uno la “caricatura” dell’altro.
Inoltre conclude Sebastiano Hymola, descrivento il glorioso rientro : – “La gente del Feudo colonnese (Pofi) si coprì di gloria. Imorti furono numerosi:27. Tornammo al Patrio Castello quasi dimezzati e per la più parte feriti; ma il loro stendardo forato dalle archibugiate e tagliato dalle scimitarre nemiche rientrò accolto trionfalmente, più vivo che mai”-
Interessante e curiosa e un particolare incontro ,che l’ Hymola ci descrive sul viaggio di ritorno, nella nave che faceva rientro in patria c’erano anche gli spagnoli e tra questi Michele Cervantes, che partecipò anch’esso alla battaglia, durante il tragitto l’esuberante Liverotto incomincia a parlare della battaglia e delle sue gesta eroiche con il Cervantes, tanto che lo scrittore spagnolo ne trae ispirazione per la creazione dell’opera Don Chisciotte della Mancia. Infatti dal pezzo di descrizione tratta dal manoscritto dell’Hymola, riportata sopra,s’intuisce già la somiglianza tra il letterario Don Chisciotte e il Pofano Liverotto Fra botta, l’uno la “caricatura” dell’altro.
Inoltre conclude Sebastiano Hymola, descrivento il glorioso rientro : – “La gente del Feudo colonnese (Pofi) si coprì di gloria. Imorti furono numerosi:27. Tornammo al Patrio Castello quasi dimezzati e per la più parte feriti; ma il loro stendardo forato dalle archibugiate e tagliato dalle scimitarre nemiche rientrò accolto trionfalmente, più vivo che mai”-
Marcantonio, nel 1584, fu chiamato a Madrid dal re Filippo II , e durante il viaggio morì a Medinaceli a soli 49 anni. Morendo lasciò tre figli: Fabrizio, Ascanio e Federico.Esso fu uno degl’ultimi grandi uomini d’armi della famiglia Colonna.