La famiglia De Carolis è stata una delle più importanti famiglie di Pofi dopo i Colonna e Caetani, seppe raggiungere, dal nulla, in poco tempo ricchezza e prestigio.Tutto ha inizio con Don Livio, che per 40 anni fu abate e parroco della Chiesa di S.Pietro Apostolo, e il fratello Giovanni Antonio. Giovanni Antonio si sposò ed ebbe quattro figli: Vergilia, Giovanni Battista, Giuseppe, Francesco Antonio, tra questi si distinsero, grazie all’istruzione dello zio abate, Giovanni Battista e Giuseppe. Giuseppe, studiò nel seminario vescovile di Veroli, si laureò in Filosofia e teologia presso il collegio romano.
Nel 1699 divenne vescovo di Acquino e Pontecorvo e successivamente Arcivescovo di Thiana in Cappadocia e assistente al soglio pontificio. Dopo una densa attività nella carriera ecclesiastica muore nel 1742. Giovanni Battista, anch’esso seguì gli studi a Veroli sotto la guida dello zio Don Livio, ma ben presto scelse la via del commercio di cereali da Pofi a Roma con l’intenzione di muovere i primi passi verso la ricchezza ed il successo. Si sposa con Cecilia che mette alla luce quattro figli: Giovan Paolo, Pietro, Michele, Livio. Negli anni intanto l’astuzia di Giovan Battista fa crescere la sua attività ottenendo in appalto tutte le provincie di campagna, e Vaticano. Incomincia ad acquistare terreni ed a curare i beni dell’ Abbazia di Casamari.
Innalzò un palazzo, nei pressi del castello baronale, ed al suo interno,al pian terreno, creò una piccola cappella in ricordo del missionario Beato Antonio Baldinucci, che morì li nel 1717.
Inoltre per grazia ricevuta volle compiere fra tanta ricchezza opere pie, restaurando chiese e fondando conventi i quali ricordiamo: Chiesa madonna della neve, nella quale aveva ricevuto la grazia per la guarigione del figlioletto malato di sciatica, la costruzione del convento dei frati Agostiniani, il restauro della chiesa di S.Pietro Apostolo a Pofi ,ove fece inoltre inserire un altare con la sottostante tomba di famiglia per lui e i suoi cari, ed affianco alla chiesa stessa la realizzazione di un convento francescano.
Dopo aver vissuto un’intensa vita fatta di successi e ricchezza, si spegne all’età di 43 anni, uomo infaticabile e generoso, che riuscì dal niente a creare un vero e proprio impero dando pregio al casato DE CAROLIS. A lui successero i figli, lasciò loro numerose eredità in terreni e denaro. Pietro seguì le orme dello Zio Vescovo, studiò e si avvio cosi con successo alla carriera ecclesiastica diventando sacerdote, arciprete di S. Maria maggiore a Pofi. Nel 1694 lo zio Giuseppe firmò l’atto di concessione della chiesa e del futuro convento di S. Pietro Apostolo. Ottenne numerosi altri incarichi quali: governatore di Norcia, Terni.
Commissario generale del Piceno, Governatore di Civitavecchia, Viterbo, Perugia. Nel Maggio 1700 rientra nella città nativa per prendere possesso dei beni lasciati dal padre, tra questi anche l’ospizio destinato per poco tempo ai frati francescani nell’attesa che il convento di S. Pietro sia ultimato. Rientrato a Roma viene nominato commendatore di S. Spirito in Sassia e arcivescovo di Tripoli. Carico di onori e meriti, mons. Pietro De Carolis muore a Roma il 15 Dicembre 1744 e fu sepolto nella chiesa di S. Marcello al corso in Roma (di fronte il futuro palazzo di proprietà della famiglia stessa). Giovan Paolo e Michele non fecero parlare molto di loro. Giovan Paolo seguì i lavori della “fabbrica” per la costruzione del convento francescano, Michele si sposa e continua a commerciare cereali. Dei quattro figli, però il più astuto e intraprendente, fu LIVIO DE CAROLIS, che portò avanti con successo la crescita dell’attività del padre.
Mentre cura gli affari per il commercio Romano, il padre lo nominò prima della morte super visore dei lavori per il convento a Pofi, e di provvedere alla sistemazione momentanea dei frati nell’ospizio per lavori in corso. Portò a termine quanto detto dal padre e continua la corsa verso il successo. Nel 1711 fece realizzare dall’architetto Alessandro Specchi,nel piazzale di fronte la chiesa della madonna della neve, una grande fontana(la fontana tutt’oggi esistente e stata da poco tempo ristrutturata) ove fece incidere il suo nome.
Le ricchezze di Livio crescevano in maniera gigantesca, tanto da fare concorrenza addirittura ai principi Doria Phomphili. Infatti, nel 1716, sempre dall’ architetto A. Specchi, fece progettare e costruire a Roma, lungo l’attuale Via del Corso,uno sfarzoso palazzo(oggi sede del BANCO DI ROMA), e al suo interno lo fa abbellire da pittori di prestigio del tempo come: TREVISANI, CODAZZI, PROCACCINO. Tanto che fece crepare d’invidia lo stesso vicino di casa Doria Phomphili, e quanti dicevano che Livio De Carolis fosse solo un rozzo contadinotto.
Dal 1722 fu abitato da mons.Pietro, gli altri fratelli e lo Zio Don Giuseppe arcivescovo di Acquino e Pontecorvo. Riuscì nel tempo a consolidare la posizione sociale acquistando dagli Altieri il feudo di Prossedi per 38.000 scudi nel 1726. Nel Luglio 1728 da Papa Benedetto XIII ottenne la nomina di dirigente responsabile delle poste dello stato vaticano. Nello stesso anno acquista il marchesato di Prossedi , appena entrato nella comunità di questo nuovo paese si fa bene accettare, sapendo conquistare i sudditi con festeggiamenti dal dì alla notte, ma soprattutto mostrando generosità donando 70 scudi ai poveri e ai ragazzi,inoltre, esentò tutti i sudditi dal pagare il macinato per tutta la durata del marchesato. In occasione della visita del papa Benedetto XIII provvide a realizzare una strada che collegasse Frosinone – Prossedi e a ricordo dell’avvenimento venne creata una fontana con opposta una lapide con scolpita la data della visita pontificia 1728 (la fontana tutt’oggi esistente e stata da poco tempo ristrutturata dal comune di Prossedi). Livio nel tempo continua a spendere tutto ciò che guadagna, acquistando palazzi, restaurando chiese, e costruendo ville alle porte di Roma, come la bella villa a S.Giovanni fuori le mura, e il restauro del palazzo sede del marchesato a Prossedi. Dopo tanto spendere inizia per la famiglia de Carolis una brutta ascesa, tanto da esser costretto a cedere alcuni terreni nei territori di Ceccano e Patrica. Tanta ricchezza e fortuna accumulata nel tempo tanto da campare l’intero casato per tutta una vita, fino ad arrivare al 1733 quando l’uomo d’affari più chiacchierato e invidiato del tempo, si spense all’età di 53 anni nel palazzo di via del corso, non si sposò mai ma secondo alcuni ebbe,comunque un figlio, Nicola. In vita come anche dopo la morte Livio De Carolis fece parlare di se e delle sue tante fortune tanto che F. Valesio ricorda e riassume in queste due righe il destino del ricco signore Pofano: “Nella notte precedente morì! Il Marchese Livio De Carolis ,con l’aver lasciati debiti e grandi capitali. Egli figlio di Giovanni Battista da Pofi, il quale confessava di esser venuto a Roma a campo di Fiori dietro alli asini a vendere biada; dicesi ritrovasse il tesore della Regina Amalasunta nell’isola bisentina. Il figlio di lui ha fatto spese reali in palazzi etc.. come pure il fratello (Pietro) ora commendatore di S.Spirito”Nel 1726, la famiglia De Carolis fu costretta a vendere il marchesato di Prossedi, il gran palazzo in Roma alcune chiesette, or ascomparse, come S. Maria dei sette dolori a Pofi e ciò che restava dei terreni . Quel che rimane della discendenza de casato si trasferisce a Napoli e silenziosamente sparisce, non da più notizia di se dal 1750.