Nasce a Pofi, nell’ottobre del 1920, da padre fornaio, Domenico, e madre ciambellaia, Antonia. Benedetto è primo di sette figli, nato e cresciuto in piccoli capanni di legno costruiti dopo il terremoto del 1913; trascorre un’infanzia difficile, a causa della fame e della miseria del tempo; già da tenera età inizia ad aiutare i genitori nel lavoro quotidiano. Guida spirituale e di vita in questo periodo per lui è “l’abbaticchio” del paese, don Silvio Bergonzi; Benedetto, chierichetto del parroco da sempre, lo segue in ogni scelta e suo consiglio. Don Bergonzi lo incoraggia allo studio; rendendosi conto di quanto il ragazzo fosse interessato alla cultura, convince i genitori a farlo iscrivere in collegio. Così all’età di dodici anni frequenta il Collegio Paolino di Roma, per quattro anni; concluso il IV ginnasio, si trasferisce a Veroli per conseguire il diploma per l’insegnamento come maestro elementare, per la durata complessiva di due anni.
Nel 1940 inizia subito a insegnare, purtroppo, l’anno successivo deve abbandonare la scuola perché chiamato alle armi. Siamo durante il periodo della secondo conflitto mondiale: Benedetto nominato sottotenente, è subito inviato in battaglia nella zona dell’ex Jugoslavia, dove nel 1943 è fatto prigioniero dai tedeschi; dopo una lunga prigionia riesce a tornare a Pofi soltanto nel 1945.
Nel 1948, rincomincia ad insegnare, nonostante, in questo periodo, i problemi di analfabetismo siano molto diffusi per il degrado causato dalla guerra; il maestro “Bettino” (così chiamato affettuosamente dai suoi alunni) riesce a coinvolgere gli studenti nell’apprendimento, scrivendo per loro piccole commediole, che li aiutassero ad esprimersi ed esternare tutto il disagio interiore dovuto al turbamento provocato da guerra ormai passata.
Per Benedetto l’insegnamento da quel momento diventa una missione, con l’obiettivo di rieducare una società che presto sarebbe riemersa dalle macerie e dalla devastazione della guerra. Benedetto è nominato segretario del “Patronato scolastico”, ente che si occupava dell’assistenza ai bambini poveri. Sempre in ambito scolastico è stato per molti anni “maestro fiduciario”, ossia vicedirettore. Ha collaborato per diversi anni con il maestro Roberto Scurpa; a questa collaborazione si deve la nascita del progetto “Centro Lettura”, spazio dedicato a chiunque volesse potenziare le proprie capacità e conoscenze culturali; grazie a questo progetto nascono compagnie teatrali stabili, che rappresentano simpatiche scenette in dialetto pofano.
Quanto al teatro, Benedetto ha scritto numerosi copioni per la rappresentazione del Venerdì Santo e del gruppo folk “La Cannata”, la preoccupazione del maestro era che tutti avessero una parte, nessuno doveva essere solo una comparsa. E qui emerge la capacità straordinaria del maestro di adattare ogni parte alla personalità dell’attore.
Nel frattempo nella sua vita entro a far parte Olga, maestra anche essa, donna forte e volenterosa, che ha rubato il cuore di Benedetto, tanto da diventare sua moglie e dargli quattro figli: Elvira, Gabriella, Anna e Paolo. Entrambi hanno insegnato con passione per molti anni, tanto che nel 1984 l’allora Presidente della Repubblica Pertini, onora il maestro Benedetto De Santis con la medaglia d’oro, per aver compiuto quarant’anni di buon servizio nelle scuole pubbliche elementari e la maestra Olga Galluzzi con la medaglia d’argento.
Quanto ai meriti civili, il maestro Benedetto è stato giudice conciliatore, nominato dalla Prefettura di Frosinone, per oltre 15 anni; inoltre è stato per un certo periodo presidente e poi membro dell’E.C.A., Ente Comunale di Assistenza.
Oggi collabora con il giornalino locale, diretto dal prof. Nunzio Pantano, del “Circolo Culturale Don Silvio Bergonzi”, – LA PAROLA DI POFI – , e partecipa, scrivendo sceneggiature in lingua volgare locale, per le attività teatrali che si tengono nella scuole medie ed elementari di Pofi.“Sono stato anch’io un cittadino della terra; ho sofferto ed ho goduto; ho amato e sono stato riamato; sono stato un essere vivente un uomo pensante. Forse ho più pensato che agito poiché, anche quando agivo, io pensavo; il pensiero costante incentrato alla ricerca della verità. Ed essendo nato cristiano, mi sono sforzato, ma non so dire con quali risultati, di vivere, appunto, la verità cristiana.” (cit. dall’album memoriale privato del maestro BENEDETTO DE SANTIS)